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La psicoterapia online nel gioco d'azzardo

Il gioco d’azzardo ha radici storiche che risalgono al 2000 A.C. quando fu scolpito il primo dato a sei facce regolari proprio dagli egizi, le prime regole scritte di questo gioco si possono appunto trovare nei geroglifici egizi. Il gioco dei dati fu usato successivamente dai cinesi e in seguito dagli europei per scommettere soldi o anche solo per divertimento. Il terreno cinese difatti fu il più fertile per la nascita dei giochi da tavolo e vede la nascita del primo mazzo di carte; già nel 500 A.C. sono stati i persecutori delle scommesse sportive su combattimenti e gari che vedevano protagonisti sia uomini che animali. In Europa lo sviluppo del gioco avvenne alla fine del sistema feudale, dove e condizioni di vita delle popolazioni migliorarono portando più benessere e cultura. Nel rinascimento lo sviluppo dei giochi ebbe il picco massimo, in questo periodo storico si possono collocare la nascita della maggior parte dei giochi dei casinò compreso il poker.
E’ evidente che con il progresso e la globalizzazione dell’era moderna il gioco d’azzardo ha assurdo diverse sfaccettature, tanto che il gioco ha molteplici modalità: dalla carta, ai dati, ai giochi virtuali, alle scommesse, ai gratta e vinci, ecc. Nel 2015, secondo i dati forniti alla Camera dei deputati le entrate fiscali sono risultate oltre 88 miliardi di euro, questo conferma che la crisi non ha avuto alcun incidenza sulla patologia, anzi si conta che nel 2016 i giocatori d’azzardo sono aumentati rispetto agli anni passati.
Si parla di patologia? Proprio per la morbosità reiterata che porta il giocatore a dover giocare non appena sente l’impulso, indipendentemente da cause sfavorevoli esterne o interne. E’ la soddisfazione compulsiva dell’impulso che differenzia un giocatore d’azzardo patologico con un giocatore occasionale. Inoltre la ricerca dell’attivazione neuronale che si attiva provocando euforia durante l’attività che non viene poi collegata alla perdita o alla vincita. In sostanza in molti casi il giocatore d’azzardo non gioca per avere una vincita reale a livello monetario ma per sentire l’emozione di eccitazione ed euforia che si presenta durante la sessione di gioco.
 
Secondo la classificazione del DSM-5 del disturbo da gioco d’azzardo i criteri diagnostici sono:

  1. Necessità di giocare una quantità crescente di denaro con lo scopo di raggiungere l’eccitazione desiderata
  2. E’ irritabile o irrequieto quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo
  3. Ha effettuato ripetuti sforzi infruttuosi per controllare, ridurre o interrompere il gioco d’azzardo
  4. E’ spesso preoccupato per il gioco d’azzardo (per esempio, ha pensieri persistenti di ricevere esperienze passate dal gioco d’azzardo, di problematiche o di pianificazioni future, pensando come ottenere denaro con cui giocare)
  5. Spesso gioca quando si sente in difficoltà (per esempio, assenza di speranza, in colpa, ansioso, depresso)
  6. Dopo aver perso soldi al gioco, spesso torna un altro giorno (perdite “inseguite”)
  7. Racconta bugie per nascondere il coinvolgimento nel gioco d’azzardo
  8. Ha messo a repentaglio o ha perso una relazione significativa, il lavoro, lo studio o una opportunità di carriera a causa del gioco d’azzardo
  9. Si basa su altri per cercare denaro per alleviare le disperate situazioni finanziare causate dal gioco d’azzardo

 
Il trattamento secondo il modello umanistico esistenziale:

  1. La dimensione empatica – relazionale intesa come disposizione d’animo del clinico di ricostruire un setting basato sull’ accoglienza, l’accettazione incondizionata e l’autenticità, basi essenziali per la costruzione di un’alleanza terapeutica basata sull’ empatica. Tale setting permette al paziente di poter tirar fuori il proprio vissuto, l’emozione correlata e sentirsi libero di poter essere ciò che è nel profondo.
  2. La dimensione corporea attraverso la quale si dà la possibilità di vivere in sicurezza il proprio corpo con i suoi bisogni e le sue emozioni con esso espresse. Le tecniche corporee possono essere utilizzate nel trattamento clinico per recuperare i ricordi, emozioni del passato e una capacità maggiore di contatto con sé e con gli altri. Riconoscere e gestire le proprie emozioni è un obiettivo dell’attività terapeutica, ciò avviene attraverso il corpo, con l’aiuto del clinico. 
  3. La dimensione esistenziale che riconosce l’importanza che si riesce a dare alla propria esistenza. . In alcuni casi il giocatore sfocia la sua sofferenza attraverso le sessioni di gioco appunto perché non riesce ad utilizzare le risorse interne necessarie per affrontare un evento luttuoso o problematico della propria vita. In questa fase il clinico insieme al paziente dà un significato esistenziale ai vari cicli di vita di quest’ultimo, analizzando le criticità valutano l’utilizzo delle proprie potenzialità, risorse interne e intercettano e promuovono le motivazioni esistenziali.
  4. La dimensione cognitiva – esistenziale riconosce l’importanza sintomatica della sofferenza psichica. Consente di trovare un modo di essere funzionale alla realtà attuale e nel progetto di sé, attraverso la riorganizzazione e la ridefinizione di obiettivi e la ricerca di nuovi traguardi che diano significati diversi da quelli conseguiti. Focalizzare il lavoro del clinico sulla visione di sé e della ricerca di senso. È importante dare a questi clienti indicazioni specifiche su come poter evitare il soddisfacimento dell’impulso, attraverso la modificazione del comportamento si arriva alla modifica del pensiero
  5. Nel sito trovi maggiori informazione https://www.psicoterapia-online.eu/  

 

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