Roma, 30 settembre 2019 – Invecchiamento attivo, sicurezza delle nuove terapie anticoagulanti per i pazienti anziani, tecnologie digitali a supporto della gestione delle cronicità, e infine il prezioso e difficile ruolo del caregiver in un’Italia che conta sempre più anziani e necessita di migliori servizi sanitari e assistenziali. Sono questi i temi del convegno “Presa in carico assistenziale e terapeutica del paziente anziano”, l’evento organizzato da Onda – Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere e Daiichi Sankyo Italia, che oggi mette a confronto esperti del settore, classe medica e istituzioni.
L’Italia è il secondo Paese al mondo, dopo il Giappone, per percentuale di anziani, con 13,8 milioni di persone over 65, ovvero il 22,8% della popolazione totale, e detiene il record europeo, con la Francia, per presenza di ultracentenari (oltre 14 mila). Secondo l’Istat, all’inizio del 2019 sono 2,2 milioni gli individui di età pari o superiore agli 85 anni. In aumento anche i non autosufficienti, ad oggi circa 2,5 milioni che, secondo le stime, raddoppieranno entro il 2030, ma solo la metà di questi usufruisce di servizi sociosanitari, mentre il resto è assistito da un caregiver familiare, di cui 1 su 5 è a sua volta ultrasessantenne. Per ciò che riguarda la differenza di genere, la longevità delle donne rispetto agli uomini è controbilanciata da una inferiore aspettativa di vita in buona salute rispetto a questi; inoltre sulle donne grava maggiormente perdita di autosufficienza, a cui si aggiunge una maggiore predisposizione ai disturbi cognitivi e depressivi. Eppure, è donna anche la maggioranza dei caregiver che assistono gli anziani.
“Questa nuova realtà sociodemografica pone le istituzioni e la società civile di fronte alla necessità, ormai ineludibile, di interventi significativi a livello non solo sanitario ma anche culturale e socioassistenziale. È diventato più che mai cruciale promuovere l’invecchiamento attivo di tutti i cittadini, garantendo un’assistenza sanitaria adeguata e programmi di educazione sui sistemi di prevenzione dei rischi per la salute legati all’invecchiamento. Ma soprattutto – ha spiegato Nicoletta Orthmann, Coordinatore medico-scientifico di Onda – è necessario dare il massimo supporto a quell’esercito silenzioso di milioni di donne e uomini che, ogni giorno e per anni, si prende cura dei di ignorarli e lasciarli soli.” nostri anziani non più autosufficienti. Persone, spesso anch’esse ultrasessantenni, che a titolo gratuito svolgono un prezioso e faticoso lavoro di alto valore sociale ed economico, ad oggi non ancora riconosciuto né tutelato nel nostro Paese. Non possiamo più permetterci di ignorarli e lasciarli soli.”
Pazienti anziani con cronicità e comorbilità: la gestione ed i costi della fibrillazione atriale (FA)
L’epidemiologia dell’invecchiamento della popolazione italiana, caratterizzata dalla riduzione delle nascite, dall’aumento progressivo dell’aspettativa di vita, e dal contestuale incremento delle cronicità che impatta sulla qualità della vita dei singoli e sul costo sociale derivante dalla non autosufficienza in tarda età, è un dato di cui tener conto nella valutazione delle risorse da investire nella sanità pubblica. Una popolazione che merita particolare attenzione è costituita dagli anziani “fragili”, ovvero quei milioni di italiani in età avanzata o molto avanzata (grandi anziani) con gravi comorbilità, a rischio di disabilità e rapido deterioramento dello stato funzionale. L’approccio terapeutico per questi pazienti (>85-90 anni) deve essere basato su una valutazione multidimensionale che prenda in considerazione più aspetti della persona, tra i quali lo stato funzionale, cognitivo e sociale, oltre a quello propriamente clinico.
La vera sfida dei prossimi anni sarà la gestione integrata e interdisciplinare delle malattie croniche dell’anziano, una su tutte la Fibrillazione Atriale.
I costi di gestione della FA in Italia ammontano a circa 5000€ per paziente all’anno. Circa il 96% dei pazienti affetti da FA è a rischio di ictus, terza causa di morte, ma prima causa di invalidità. Il 20-30% di tutti i casi di ictus è attribuibile a questa aritmia, e la percentuale aumenta in modo drammaticamente significativo con l’avanzare dell’età.
Il paziente con fibrillazione atriale ed ictus è ad alto rischio di recidiva ischemica ma nello stesso tempo è ad alto rischio di emorragia – soprattutto intracranica - più frequente nel paziente anziano, perché spesso questo presenta disabilità residua con tendenza alle cadute, patologie legate al decadimento cognitivo o possibili interazioni farmacologiche dovute all’assunzione di più medicinali, con problematiche che interessano anche l’aderenza terapeutica. Lo specialista si trova a dover considerare tutti questi fattori prima di prescrivere un trattamento con anticoagulanti orali per la prevenzione secondaria dell’ictus.
Daiichi Sankyo Convegno Anziani: “Presa in carico assistenziale e terapeutica del paziente anziano”
Organizzato da ONDA e Daiichi Sankyo Italia il convegno “Presa in carico assistenziale e terapeutica del paziente anziano”
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Mario Mauri -